Le origini del paese di Arischia, oggi frazione dell’Aquila, sono tuttora incerte. L’ipotesi più accreditata le fa risalire a un insediamento longobardo, unitosi e integratosi con una colonia di donne saracene convertite al cristianesimo dai monaci dei vicini monasteri. Ascendenze saracene sono d’altro canto ben visibili nello stemma, mezzaluna e stella.
Un tempo il borgo era costituito da più centri, almeno tre, gravitanti intorno alla chiesa di San Benedetto, eretta nel XII secolo, più volte ricostruita e oggi chiusa per i danni sismici. Da ammirare nel paese il Palazzo del Barone e, subito fuori, una fonte monumentale detta Fonte degli Archi, numerosi edifici di culto datati tra il X e il XIII secolo e il complesso archeologico megalitico della Murata.
Lasciando Arischia in direzione est un territorio montuoso, ricco di vegetazione nella sua parte più bassa, si distende fino a Collebrincioni. I due borghi sono collegati da un’antica mulattiera detta strada delle Ritorte che rasenta il monte Stabiata con il Gran Sasso sullo sfondo, attraversa la valle di Fonte Nera, di importanza storica per la vita rurale della zona, e costeggia l’omonimo bosco di carpini fino ad attraversare la pineta che dalla vallata conduce a Collebrincioni.
Il territorio che congiunge le due frazioni, ricco di porcini e molto frequentato dai cercatori di funghi, rappresenta un collegamento non solo fisico ma anche ideale fra due comunità storicamente legate da amicizia e tradizioni comuni.
Lunghezza: 12,22 km
Dislivello: 416 m