L’itinerario che da Mascioni porta a Capitignano si snoda tutto nel Parco e transita esattamente in mezzo alle due catene montuose dalle quali esso prende il nome. Lasciatosi alle spalle il monte Mascioni si raggiunge il monte Civitella, di qui si arriva alla forchetta di Monopolino e quindi alla località Cardito, che trae il nome dall’omonimo rilievo montuoso incontrato nella tappa precedente. Le attrattive sono tanto naturalistiche (come il passo del Lupo) quanto turistico-religiose (come l’edicola del Beato Andrea, anch’egli già incontrato lungo la strada).
Il percorso attraversa i distretti denominati “Strada Maestra” e “Alta Valle Aterno” e sovrasta la valle delle Cafasse, punto mediano tra il massiccio del Gran Sasso e i monti della Laga. Nel fiume Mozzano, che vi scorre, si possono rinvenire, l’uno accanto all’altro, ciottoli riconducibili alle caratteristiche dei due diversi versanti montuosi dai quali provengono. Scendendo dalle “svolte di Lima” si imbocca quindi un sentiero che solca il bosco e, toccando i ruderi di una vecchia costruzione del Corpo Forestale, si giunge a Capitignano, dove si può ammirare la chiesa della Madonna degli Angeli (edificata nel 1785 sui resti di una più antica cappella) e il Palazzo Ricci, edificio storico del 1500 opera degli architetti Stern e Valadier, ricostruito dopo il terremoto del ‘700, residenza estiva di papa Pio VI.
Capitignano, nel cui tenimento ricade una porzione del lago di Campotosto, è noto anche per essere luogo di origine di un gran numero di ristoratori che hanno insediato la loro attività nella Capitale.
Lunghezza: 14,32 km
Dislivello: 730 m